Wednesday, 07 June 2017 10:43
THE DEAD DAISIES + HEADLESS 05/06/2017 @ Druso [Bergamo]

Sono circa le nove quando mi addentro all'interno del Druso e il locale si presenta gia' strapieno di gente,proveniente un'po da ogni parte del centro nord Italia ... si sentono più accenti e dialetti differenti ,a testimonianza che nonostante questo evento si sia svolto di lunedì ha richiamato molta attenzione da parte del popolo rock,che affollera'letteralmente la sala ,andata gremendosi in modo esponenziale con l'avvicinarsi dell'orario in cui i The Dead Daisies calcheranno il palco ,previsto per le 22 circa. Credo che mancasse davvero poco per decretare un sold-out e a memoria non ho ricordi di aver mai visto tanta gente come stasera qui dentro. Premio peraltro meritatissimo ,per un locale come il Druso ,che ha saputo crescere continuamente,offrendo...
alla clientela un servizio completo ,dalla musica alla ristorazione ,investendo molto su un' acustica pressoché perfetta , che a mio parere e' oggi una delle migliori in giro ,per quanto concerne gli ambienti musicali rock di medio/ piccola capienza.
THE HEADLESS - Goran Edman. Per chi macina da anni Metallo in modo serio e continuativo ,basterebbe questo nome per sobbalzare dalla sedia e delirare ! Per chi non lo sapesse ,il biondo vocalist svedese ,e' stato l'ugola dei due dischi capolavoro del Maestro Yngwie Malmsteen, " Eclipse" e " Fire&Ice",tra i più belli in assoluto della sua ricchissima carriera .Avevo già avuto modo di vederlo in azione in altre circostanze con questo progetto Headless ,ma stasera, complice forse la competizione con un'altro Guru quale Corabi, ha sfoderato una prestazione che definire sontuosa pare quasi riduttivo ! Della serie ..61 anni ( magnificamente portati ) e non sentirli ! Edman sprigiona classe in ogni suo movimento,in ogni suo acuto,semplicemente in ogni cosa che fa...un talento incredibile ,che forse non ha raccolto quanto seminato ,ma a noi sono dettagli che importano ben poco ,o nulla...45 minuti di grande musica ,coaudiuvato da questi giovani talentuosi musicisti italiani , tali Headless ,il nome di questo suo nuovo progetto con cui Edman gira da un bel po' di tempo l'Europa in lungo e in largo,ottenendo consensi e critiche sempre positive. Il momento più toccante per un Malmsteeniano incallito come me della sua esibizione, è stato certamente quando ha eseguito " Save Our Love" ,dove mi stava cadendo una lacrimuccia ripensando ad un passato che non tornerà mai più . Anche il resto dei pezzi proposti ,che non conoscevo ,hanno comunque mantenuto un livello standard più che buono, vicini a quel l'hard rock dal forte retrogusto ottantiano ,tanto caro ad Edman ,quanto a noi. Tanti meritati applausi convinti , frutto di una prestazione complessiva da incorniciare , che ci proitta come meglio non si poteva verso lo show dei The Dead Daisies .
THE DEAD DAISIES - A questo punto della serata il Druso e' straripante in ogni angolo di gente ,stipata lateralmente fino a ridosso dell'angolo Bar ( molto utile sempre per dissetarsi ) e in lungo fino a ridosso del muro portante del locale .Una risposta clamorosa e davvero sopra ogni piu' rosea aspettativa ,che dimostra quanto popolari e amati siano i The Dead Daisies nel nostro Paese .La cosa che preoccupa maggiormente è il gran caldo e l'aria al limite dell'irrespirabile , un dettaglio che verra'presto fortunatamente dimenticato , per lasciare spazio alla mente ad altri pensieri più sostanziosi .Marco Mendoza e' il primo che fa l'ingresso nel palco,accolto con un'ovazione da stadio e stesso trattamento è stato riservato per l'altro BIG , Doug Aldrich, che come di consueto si presenta a petto nudo col gilet ,stile " rocker consumato", sfoderando pettorali e una forma fisica invidiabile da competere con un ventenne senza problemi ,alla faccia della sua vera eta' anagrafica . Manca l'ultimo BIG... John Corabi.. che quando per ultimo sale sul palcoscenico ,si scatena un vero inferno di urla e applausi ,a testimonianza che i fans hanno individuato in lui il grande leader dei The Dead Daisies ( senza nulla togliere a Mendoza e Aldrich) .Ma vogliamo parlare anche dei due volti " meno noti ",ma non meno importanti e non meno carismatici della band Statunitense ? David Lowy innanzitutto e' il fondatore dei The Dead Daisies ,e in secondo luogo e 'un signor chitarrista , dotato di una gran tecnica personale e di molta eleganza nei movimenti. Poi c'e' un certo Brian Tichy ..il batterista .. e che batterista !Se devo trovare un punto di forza sulla prestazione complessiva dei nostri eroi ,la individuo certamente in lui! Un vero Caterpillar!...semplicemente stupefacente ,sia sulla battuta precisa e potente delle partiture veloci ,che in quelle più soft , bluesy oriented per intenderci .Una bellissima scoperta ,oserei dire un Tommy Aldridge dei tempi nostri se dovessi fare un paragone . Si parte forte e col piede pigiato sull'acceleratore con " Long Way To Go" , per poi fare un salto subito a " Revolution" con " Mexico ", continuando con la recente " Make Some Noise" . John Corabi e' in forma smagliante ,sia fisica che vocale, e ha tanta voglia di divertirsi e noi con lui ! Un grande frontman che ho sempre ammirato ed apprezzato , sia per quanto fatto con i Motley Crue ( anche se loro li preferisco con Vince Neil ) ,che con gli Union ,ma che ha trovato certamente la sua dimensione ideale ,e il modo migliore per esprimere il suo talento con i The Dead Daisies ,che propongono un'hard rock molto versatile ,a tinte blues, ma che pesca anche da sonorità latine e dall 'Hard Rock anni 70, creando un mix esplosivo e dirompente . La figata del concerto è stato il coinvolgimento continuo della band con il pubblico , con cui hanno dialogato e cantato assieme costantemente ,introducendo tanti classici immortali del Metal e affini , quali " Run To The Hills" ," Painkiller","Heaven&Hell","La Bamba",ecc..cosa risultata molto gradevole e apprezzata da tutti. " We All Fall Dawn" ," Something I Said" e "American Band" sono stati gli altri episodi che più mi hanno colpito e paralizzato . Infine, ad impreziosire il tutto ,le solite immancabili cover ,tanto care ai The Dead Daisies ,che servono anche a far capire ai piu' giovani fans della band ,le origini della musica ,e che se oggi siamo qua a osannare Corabi,Mendoza e Aldrich , buona parte e' perché siamo tutti" debitori " del passato..." Join Togheter" e' oramai diventato un loro classico ,posizionata sempre a metà scaletta circa, " Helter Skelter" viene eseguita quasi in chiusura invece, dove Doug Aldrich ha sfoderato un'assolo da infarto ,tanto da rendere quasi credibile che fosse un pezzo loro e non dei Beatles ." Midnight Moses" chiude il tutto come meglio non si poteva pretendere , e con il quale si congedavano ..ma noi non siamo ancora sazi di Rock ,e allora ecco che puntualmente arriva il bis ,atteso e sollecitato dal pubblico a gran voce ! Ci viene sparata in faccia una " Highway Star" che forse Ian Gillan attuale non riesce neppure sognare di notte di poterla interpretare in questo modo ,dove Mendoza mostra tutto il suo talento con un groove da antologia ,portandolo di diritto tra i migliori bassisti al mondo in attività senza alcun dubbio! 1 ora e 45 di altissimo profilo ,che consacra i The Dead Daisies a diventare i portabandiera dell'Hard Rock melodico del futuro , poco ma sicuro questo! Complessivamente la migliore performance delle tre a cui ho assistito ,ma in generale la migliore di sempre in Italia mi dicono molti amici ,che li hanno visti più volte di me in azione e in concerti singoli . Certamente L' acustica del Druso ( pressoché perfetta) ha dato una grossa mano per ottenere questo risultato finale ! Viva Mexico.. Viva la Revolution ... ma noi diciamo semplicemente... Viva The Dead Daisies!
In definitiva, a ora, il miglior concerto del 2017 a cui ho assistito!
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Live Report